martedì 5 novembre 2013

Utilizzare il blog per vendere


Il blog è lo strumento più potente per vendere i tuoi prodotti e
affermare il tuo brand personale su Internet. Leggendo questo
corso scoprirai le tecniche di blog marketing più efficaci per far
conoscere le tue competenze e la tua esperienza al più grande
numero di persone possibili.
Le strategie che imparerai hanno lo scopo di aumentare le vendite
dei tuoi prodotti e servizi, qualunque sia la tua nicchia di mercato.
Inizierai ad apprendere i segreti per rendere il tuo blog attraente
per i tuoi utenti. Imparerai come scegliere un nome, come creare
un logo, come differenziarti dalla massa attraverso la definizione
dell’elevator pitch e del tema grafico.
Nella seconda fase imparerai come scrivere degli articoli
indimenticabili che ti faranno guadagnare traffico web e
autorevolezza. Imparerai anche la scrittura persuasiva applicata ai
blog.


 L’ultima fase è dedicata alle tecniche per incrementare la tua
credibilità e autorevolezza, per essere percepito come un esperto
nel tuo settore. Scoprirai alcune delle tecniche più interessanti per
diffondere le tue competenze in poco tempo.
Prima di iniziare con la pratica, voglio dirti che qualsiasi strategia
imparerai in questo corso, sarà perfettamente inutile se non la
applicherai in pratica e con costanza. Impegnati a fondo senza
scoraggiarti di fronte ai primi ostacoli, soltanto così potrai
raggiungere i tuoi obiettivi.
Come ogni strumento di marketing che si rispetti, il blog ha i suoi
tratti distintivi. Intendo dire il nome, il logo, il tema grafico, lo
stile di comunicazione. Se consideri il tuo blog come un marchio,
come quello creato per identificare un prodotto, sei già a buon
punto.
SEGRETO n. 1: le basi di un blog di successo sono: il nome, il
logo, il tema grafico e lo stile di comunicazione.

Il nome è l’elemento più importante del tuo blog. Il nome evoca
sentimenti e ricordi nella mente delle persone e le rende più
disponibili e interessate a un determinato argomento. Nel nostro
caso, il nome del blog deve coincidere con il nome di dominio,
ossia l’indirizzo web grazie al quale i tuoi utenti possono
raggiungere il tuo blog. Per prima cosa ti illustro tre tipologie di
nomi di dominio.
Brand name: sono i nomi di dominio che rappresentano il tuo
marchio personale o il marchio dei tuoi prodotti. Ad esempio,
Google è un nome creato come marchio per il famoso motore di
ricerca. In questo caso il nome non evoca la funziona di motore di
ricerca, ma ha lo scopo di essere ricordato e soprattutto di essere
scritto con facilità dagli utenti. Un brand name efficace ha cinque
caratteristiche principali:
• essere memorabile;
• essere di breve lunghezza;
• catturare subito l’attenzione degli utenti;
• essere facile da scrivere;
• contenere al suo interno solo caratteri alfabetici (non numeri).
SEO name: sono nomi di dominio che coincidono con le parole
chiave al fine di ottimizzare il posizionamento nei motori di
ricerca. La SEO (search engine optimization) è l’insieme di
tecniche per posizionare un sito più in alto possibile nei risultati
dei motori di ricerca, per ottenere il maggior numero di visite.
Mettiamo il caso che ti occupi di cucina e vuoi creare un blog per
vendere i tuoi prodotti (libri, corsi di cucina). Decidi di investire
sulle parole chiave: ricette per la cucina veloce. Se vuoi aiutare il
tuo blog a essere nelle prime posizioni, il tuo dominio (SEO
name) sarà www.ricetteperlacucinaveloce.it.
Name domain: il nome di dominio corrisponde al nome e
cognome dell’autore. In questo caso il nome ha le stesse funzioni
del brand name. Il nome e cognome diventano, quindi, un
marchio vero e proprio. Ci sono molti esempi, uno dei più
importanti in ambito blog è senz’altro BeppeGrillo.it.
SEGRETO n. 2: devi prendere in considerazione tre tipologie
di nomi per il tuo blog: brand name, SEO name e name
domain.

venerdì 11 ottobre 2013

Ottieni ciò che vuoi dal subconscio



http://www.autostima.net/shopping/prodotto.php?id_prodotto=1718&pp=16200&utm_source=Aff16200&utm_medium=linkAff&utm_campaign=Aff16200id1718Il potere della mente subconscia è forse il più grande segreto mai
rivelato: nei pochi casi in cui programmi scolastici e articoli della
carta stampata parlano della mente, lo fanno riportando noiose e
prolisse catalogazioni delle varie parti del cervello, evidenziando i
numerosi limiti delle attuali conoscenze sull’argomento. Il più
delle volte siamo pertanto portati a voltare pagina e a cambiare
argomento; con questo atto rafforziamo in noi la convinzione che
in fatto di mente si sa ancora troppo poco e che quel poco che si
sa è complicato.
La verità è che il meccanismo con il quale essa opera è
conosciuto, inequivocabilmente chiaro e straordinariamente
semplice. Sono infatti note le modalità e le spiegazioni di tali
meccanismi che, partendo dai nostri pensieri, determinano i nostri
comportamenti che, a loro volta, producono i risultati della nostra
esistenza, come per esempio una lunga vita in salute,
un’armoniosa vita in famiglia, soddisfazioni sul lavoro.

Lo scopo di questo corso è di spiegare, nella maniera più
essenziale possibile, i concetti riferiti alla mente che hanno un
pratico risvolto applicativo e che sono stati estrapolati da vari
ambiti, quali biologia, epigenetica, programmazione neuro
linguistica, autoipnosi, psicocibernetica, autosuggestione,
psiconeuroimmunologia. Farò inoltre riferimento a storie,
personaggi noti e a mie esperienze personali per dimostrare, con
fatti concreti, come, applicando coerentemente le regole di
funzionamento della mente subconscia, si possano ottenere
grandiosi risultati.

Che ci piaccia o no, tutti noi siamo programmati, proprio come
dei robot. Non solo, come titolava in prima pagina la rivista U.S.
News: «Siamo consapevoli solo del 5% della nostra attività
cognitiva». Tutto il restante 95% è governato dalla mente
subconscia che mette in pratica i programmi in essa caricati.
Adesso starai pensando: «Ma com’è possibile questo? Ma dov’è
finita allora la capacità dell’uomo di essere un’entità pensante e
dotata di libero arbitrio?»
La risposta è che senz’altro abbiamo tale capacità, ma la
impieghiamo pochissimo, solo per il 5% nell’arco della nostra
giornata; mentre, per tutto il resto, la nostra esistenza è come se
fosse guidata da un pilota automatico – la mente subconscia – cui
quasi inconsapevolmente affidiamo la nostra vita. E questo accade
per esempio durante le ore lavorative, specialmente quando
svolgiamo lavori caratterizzati prevalentemente da attività
manuali e ripetitive, oppure quando guidiamo l’auto. Com’è
quindi programmata la mente subconscia? E da chi?
La maggioranza dei programmi li abbiamo ricevuti da quando
eravamo nella pancia della nostra mamma fino all’età di sei anni;
in questo periodo, siamo particolarmente ricettivi ad assorbire gli
stimoli che ci vengono dall’ambiente e, in particolare, dai nostri
genitori.

Così, per esempio, chi da bambino si è trovato a vivere la paura
del papà o della mamma alla vista di un serpente ha ricevuto,
direttamente nel proprio subconscio, il programma che regola il
comportamento di fronte a casi analoghi. Pertanto, anche quando
il bambino sarà diventato adulto, salvo che nel frattempo non
siano stati intrapresi interventi correttivi, alla vista del più piccolo
serpentello, il subconscio applicherà il programma ricevuto dal
genitore tanti anni prima, attraverso reazioni di fuga e sentimenti
di paura e terrore.
In definitiva, il nostro subconscio opera come se fosse un
registratore che, con il tasto “Record”, incamera messaggi,
immagini, emozioni, suoni, odori ed è poi attivato premendo il
tasto “Play” ogni volta che ci troviamo in situazioni analoghe a
quelle vissute la prima volta.

La nostra mente è costituita da due parti principali: la mente
conscia, o cosciente, e la mente subconscia. La mente conscia è la
parte della mente che utilizziamo quando dobbiamo analizzare,
esaminare e valutare fatti e situazioni, utilizzando la logica e la
razionalità: è quella che usiamo, per esempio, quando dobbiamo
decidere gli obiettivi della nostra vita o quando iniziamo a
imparare qualcosa di nuovo, come un’attività sportiva, una danza,
un mestiere.
La potenza della mente si misura contando il numero di impulsi
nervosi che riesce a generare al secondo. Per la mente conscia il
numero di impulsi nervosi al secondo generati è circa 40. La
mente subconscia è invece quella che governa tutti i processi del
nostro organismo come, per esempio, la respirazione, la
digestione, la circolazione del sangue, la sudorazione e la
regolazione della temperatura corporea.
In aggiunta, la mente subconscia governa contemporaneamente
tutte le attività che eseguiamo abitudinariamente e pressoché
automaticamente, senza a volte nemmeno accorgerci della
straordinaria potenza e complessità con la quale esegue alla
perfezione il tutto.

Pensiamo al caso in cui ci troviamo alla guida dell’auto e
conversiamo con la persona che ci sta accanto; quante volte in
simili occasioni non ci siamo nemmeno accorti di aver percorso
decine di chilometri – fermandoci ai semafori, effettuando
sorpassi, curve – e di essere arrivati a destinazione nei tempi
stabiliti. Chi ha guidato l’auto è il subconscio!
La potenza del subconscio è semplicemente immensa: 40.000.000
di impulsi al secondo. Ciò significa che è un milione di volte più
potente della mente conscia! Per renderci meglio conto di tale
grandezza, immaginiamo per pochi istanti di affidare il processo
della respirazione alla mente conscia, in sostituzione della mente
subconscia. La prima cosa da tenere ben presente è che si tratta di
un processo continuo che non ammette distrazioni.
Allora iniziamo. Diamo una prima istruzione ai polmoni di
dilatarsi in modo da far entrare un certo quantitativo di aria…
bene, così dovrebbe essere sufficiente. Adesso dobbiamo far
uscire l’aria espirando... bene, sembra fatto. Ora proseguiamo con
l’inspirazione... e così via. Però non bisogna distrarsi mai ed
essere continuamente concentrati sulla respirazione perché, in
caso contrario, il corpo ne risentirebbe e lancerebbe il segnale di
allarme: «Mi manca l’aria, muovi il meccanismo... non distrarti!»

Ma di notte come faremmo? Dobbiamo restare svegli? Ebbene sì;
anche di notte respiriamo ed è proprio grazie alla straordinaria
potenza del subconscio, attivo 24 ore al giorno, che riusciamo a
governare la respirazione e a tenere sotto controllo tantissimi
processi in contemporanea!
SEGRETO n. 1: la conoscenza dei meccanismi di
funzionamento della mente subconscia ci consente di pilotare
la nostra vita verso gli obiettivi che ci siamo prefissati.

venerdì 27 settembre 2013

Supera gli ostacoli



Perché un corso sulla “resilienza psicologica”? Ho deciso di
scrivere un testo su questo argomento perché ritengo che sia
importante, ora come ora, osservare attentamente lo scenario
sociale che abbiamo di fronte ogni giorno. La realtà quotidiana
con la quale dobbiamo confrontarci, e necessariamente interagire,
si presenta sempre più spesso come un difficile puzzle da
risolvere; a volte possiamo percepirla come un agglomerato
informe di frustrazione, rabbia e ansia, altre come un tunnel senza
via di uscita, altre ancora come un condensato di paure.
Nonostante sia chiaro che le difficoltà economiche sono tra le
cause più frequenti della caduta di autostima e di altri
comportamenti rinunciatari, non possiamo non notare, giorno
dopo giorno, un progressivo calcificarsi delle capacità emotive e
intellettive delle persone. Ciò significa che si sta perdendo la
forza di reagire alle situazioni difficili e questo è in gran parte il
risultato di una “perdita di memoria”, di come eravamo, di come
le generazioni precedenti hanno affrontato le rovine della seconda
guerra mondiale, ad esempio, e di come sono state capaci di
riprendere in mano la loro vita dopo quella immane catastrofe, per
ricominciare da capo.

Dalle storie che sentiamo raccontare dai
media traspare che, per molte persone, risulta sempre più difficile
superare le difficoltà materiali e morali che si presentano
quotidianamente.

L’alto tasso di omicidi/suicidi verificatisi negli ultimi periodi è la
riprova di questa dolorosa incapacità, da parte delle persone più
fragili, di non riuscire nell’intento di trovare soluzioni a traumi o
situazioni estreme di disagio materiale ed emotivo. Non si tratta
di debolezza o inadeguatezza; tutti ne siamo interessati e variano,
ovviamente, da persona a persona, le modalità di reazione, di
rielaborazione degli avvenimenti traumatici. In questo corso
affronto ed esamino le principali cause di disagio che sono
responsabili di molte situazioni penose.

 Cercherò di suggerire,con l’aiuto di esercizi pratici, quali possono essere i metodi per
sviluppare un atteggiamento resiliente e ottenere così la
percezione di avere il controllo, almeno sulla nostra persona, dal
momento che spesso gli eventi possono essere solo accettati.
L’atteggiamento che si vuole risvegliare in queste pagine è
proprio quello resiliente, per far sì che sempre più persone
possano riprendere le redini della propria esistenza continuando a
sperare. L’invito è ad assimilare la lettura con la pratica degli
esercizi proposti, solo così si otterranno buoni risultati.

Che cos’è la resilienza psicologica

Fin dagli inizi della sua applicazione, la psicologia si è
concentrata prevalentemente sulla cura delle varie patologie per
fare in modo che i pazienti potessero guarire o, quanto meno,
convivere al meglio e gestire i sintomi e le conseguenze prodotti
da un trauma.

Definizione del termine “resilienza”
È stato nella seconda metà del ’900 che, con l’espansione di nuovi
criteri, come per esempio la psicologia umanistica inizialmente e
la psicologia positiva in seguito, ha cominciato ad affermarsi e a
prendere piede un nuovo paradigma. Si tratta di una diversa
visione che ha portato gli psicologi a dirigere le proprie ricerche
verso la parte cosiddetta “sana” dell’individuo, sulle risorse e a
sviluppare dei metodi e delle strategie per potenziarle. È così che
si è verificato un passaggio significativo dalla precedente
tendenza, orientata alla cura della malattia, al più utile e proattivo
incremento dell’attenzione alla salute.
Caratteristiche della resilienza
Non è questa la sede per approfondire i fondamenti della
psicologia, tuttavia ci interessa comprendere la particolare idea
legata a quanto appena espresso. Il concetto al quale ci riferiamo è
chiamato salutogenesi ed è stato elaborato dagli studiosi con
l’intento di identificare le componenti del benessere psicologico.
Gli studi si sono sviluppati dai dati ottenuti dalle numerose
interviste fatte alle persone superstiti dell’Olocausto. Il risultato di
questa inchiesta portò a individuare il concetto di autocoerenza
che, in base a quanto appurato, comporta tre componenti
fondamentali della personalità, indispensabili per garantire e
rispettare ogni metodo che promuova la salute. Stiamo parlando
della capacità di esercitare un controllo sulle situazioni, pure se in
modo parziale o addirittura immaginandolo solamente. Questo
perché è importante riuscire a percepire la possibilità di poter
agire sulla situazione che ci ha creato disagio, elemento
fondamentale nei momenti di difficoltà. Abbiamo, poi, la seconda
caratteristica importante: la comprensibilità.

Comprendere e riorganizzare quanto di minaccioso ci sta
accadendo aiuta ad affrontare le situazioni difficili; e infine il
significato, cioè l’esito delle due attitudini appena descritte, unito
alle esperienze di vita personale e a un quadro d’insieme più
esteso. Il significato di quello che ci sta accadendo va sempre
ricercato, indagato; è il modo più veloce per avviare una verifica e
tenerci ancorati alla realtà dell’accaduto, togliendo spazio alla
mente che inizierebbe un delirante andirivieni.
SEGRETO n. 1: le componenti fondamentali per creare
benessere psicologico sono tre: esercitare autoconoscenza,
esercitare controllo, esercitare comprensibilità.